Cos’è la “carne coltivata”
La "carne coltivata" non deve essere confusa con quella sintetica. Si tratta di carne autentica di maiale, pollo, manzo o pesce, simile a quella che acquistiamo dal macellaio. L'unica differenza risiede nel metodo di produzione.
Il processo inizia con il prelievo di cellule staminali da un campione animale, tramite biopsia. Queste cellule vengono poi inserite in bioreattori per essere 'coltivate', ovvero alimentate con una soluzione che contiene aminoacidi, glucosio, vitamine e sali inorganici, perchè si moltiplichino. Il tutto arricchito con ossigeno e altri fattori di crescita. L'obiettivo è stimolare la differenziazione delle cellule staminali in muscoli scheletrici, tessuto adiposo e tessuti connettivi.

Come si produce
Le cellule differenziate vengono successivamente raccolte, preparate e confezionate come prodotti finiti. Questo processo richiede generalmente dalle due alle otto settimane, a seconda del tipo di carne. Alcune aziende stanno adottando una strategia simile per produrre latte e altri prodotti di origine animale.
Le motivazioni a suo vantaggio
IMPATTO SOCIALE: si prevede che la capacità di produzione di carne "convenzionale" non riuscirà a soddisfare a lungo la crescente domanda, causata dall'aumento della popolazione globale e dall'accesso alla carne nelle economie dei Paesi in via di sviluppo.
SOSTENIBILITA’: bisogna considerare come stia crescendo la consapevolezza per il benessere degli animali, che porta anche la popolazione non vegetariana a ridurre il consumo di carne tradizionale.
IMPATTO AMBIENTALE: rispetto alla produzione tradizionale di carne bovina, suina, ovina e avicola, la carne coltivata potrebbe ridurre l'uso del suolo fino al 99%, l'uso di acqua fino al 96% e le emissioni di gas serra fino al 96% in relazione alla produzione di carne. Il sistema alimentare contribuisce in modo significativo all’effetto serra, con circa il 30% delle emissioni.
SALUTE UMANA: l’allevamento intensivo di bestiame viene associato a contaminazioni da parte di agenti patogeni e zoonosi (malattie causate da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all'uomo), che si eviterebbero grazie a metodi alternativi di produzione.
Perchè l’Italia vuole proibirla
MOTIVAZIONI ECONOMICHE: l’introduzione della carne coltivata potrebbe mettere a rischio il mercato della carne fresca e dei prodotti a base di carne. L’allevamento del bestiame svolge un ruolo significativo per l’economia italiana.
LA NOSTRA TRADIZIONE: la carne coltivata si scontra con la tradizione gastronomica di cui il nostro Paese ha una forte cultura.
LA SICUREZZA: questo nuovo campo di applicazione della scienza non si può ancora considerare assolutamente sicuro ed efficiente. Al momento non abbiamo un quadro completo dell’impatto che questa potrebbe avere sulla salute umana. Inoltre, i bioreattori con i quali verrebbe prodotta sono macchine energivore e producono anidride carbonica.
MOTIVAZIONI ETICHE: vengono espresse perplessità riguardo alla correttezza etica della manipolazione degli animali e il possibile sfruttamento per altri fini di questo processo.
Cos’è successo negli ultimi mesi
Il 16 novembre 2023, il governo italiano ha approvato in via definitiva il disegno di legge* del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che vieta la produzione la produzione e l’immissione sul mercato di alimenti prodotti a partire da colture cellulari.
(*Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali)
A metà dicembre 2023, il disegno di legge è stato firmato dal presidente Mattarella. Il via libera di Mattarella è arrivato solo dopo che il governo ha notificato alla Commissione europea l’approvazione della legge di Lollobrigida e dopo che l’esecutivo ha promesso che si sarebbe adeguato a eventuali obiezioni delle autorità europee. Il mercato unico, infatti, vieta a un paese di bloccare unilateralmente la vendita di un tipo di cibo approvato per il resto dell’Unione.
A febbraio 2024, però, la Commissione Europea ha bloccato la proposta e ne ha imposto l’archiviazione anticipata per violazione delle procedure: la legge è stata dichiarata non idonea per l’approvazione a causa dell’adozione prima dei 3 mesi di vaglio da parte della Commissione stessa per valutarne gli effetti sulla libera circolazione delle merci nel mercato interno.
E ADESSO COSA SUCCEDERA'?
Nell’Unione Europea, tuttavia, non è ancora possibile consumare alimenti a base di carne creata in vitro. Finora nell’Unione Europea sono stati autorizzati sei alimenti a base di insetti, mentre a febbraio 2024 non era stata ancora presentata nessuna domanda di autorizzazione per alimenti a base di carne coltivata. Per circolare nel mercato unico, il nuovo prodotto dovrà essere autorizzato dalla Commissione e inserito nell’elenco dei nuovi alimenti di cui al Regolamento UE n. 2017/2470.
MA
Ad Agosto, la startup francese Gourmey ha annunciato di aver presentato alle autorità di regolamentazione dell'Unione europea una richiesta di autorizzazione per il suo foie gras coltivato. Si tratta della prima richiesta di vendita di carne coltivata per consumo umano nel blocco dell'Ue.
Il foie gras coltivato di Gourmey sarà valutato in modo minuzioso durante le fasi di valutazione e gestione del rischio dell’Efsa (18 mesi). Il regolamento Ue sui nuovi alimenti garantisce un processo approfondito e basato su evidenze scientifiche. La valutazione riguarda anche i potenziali impatti sociali ed economici e coinvolge i rappresentanti degli Stati Membri.
Si profila quindi un conflitto tra la legislazione italiana e le normative dell'Unione europea, fondato su elementi procedurali e giuridici.
Se l’ente darà l’assenso, allora il blocco di Lollobrigida si scontrerà con un prodotto approvato per la vendita nell’Unione europea.
A che punto siamo nel resto del mondo
Il Regno Unito è il primo Paese europeo a dare il via libera alla vendita di un prodotto a base di carne coltivata in laboratorio. Si tratta di mangime per animali domestici, contenente carne di pollo realizzata a partire dalle cellule prelevate da uova di gallina.
A produrlo è l’azienda britannica Meatly, che ha ottenuto l’approvazione della Food Standard Agency (Fsa), dell’Agenzia per la salute degli animali e delle piante (Apha) e del Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali (Defra).
Le startup presenti nel settore della carne coltivata sono circa 150 nel mondo e si occupano della produzione di pollo, manzo, maiale e frutti di mare, e anche di materie prime e attrezzature necessarie lungo la catena di produzione.
Ivy Farm Technologies, azienda nata dall’Università di Oxford, nel 2023 stava già producendo carne di maiale e di manzo Angus e Wagyu nei suoi impianti pilota.
Ha sottoposto i dossier di approvazione alla Food standards agency britannica (Fsa) all’inizio del 2023. Nel frattempo, sta parlando con la Food and drug administration statunitense (Fda) e con le autorità di Singapore. L’azienda punta a ottenere il via libera entro la fine di quest’anno negli USA.
Eat Just è una società di San Francisco, con una divisione di carne coltivata chiamata Good Meat. Il pollo di Good Meat ha esordito nel 2020 a Singapore, il primo paese ad aver approvato la vendita di carne coltivata.
Nel 2023 l’azienda ha ottenuto il via libera anche delle autorità statunitensi. Good Meat è in grado di riprodurre diverse forme di pollo: dallo spiedino alla crocchetta, fino a fette più grandi.
A maggio 20245, l’azienda ha annunciato il lancio al dettaglio di un nuovo prodotto chiamato "Good Meat 3" presso la sezione surgelati di una macelleria di Singapore.
I costi di produzione sono alti, ma tendono velocemente a diventare competitivi. Il primo hamburger coltivato al mondo è stato realizzato nel 2013 con un investimento di 325.000 dollari. Meno di tre anni dopo, la startup americana Memphis Meats è riuscita a produrre la prima polpetta coltivata in laboratorio a un costo di circa 1.200 dollari. A fine 2018, un laboratorio israeliano ha annunciato di aver prodotto una piccola bistecca a un costo per unità di 50 dollari.
Il mercato della carne coltivata in Europa potrebbe valere da 15 a 85 miliardi di euro entro il 2050 e generare fino a 90 mila posti di lavoro, anticipa il Sole 24 ore solo qualche giorno fa.
CultMeat, l’iniziativa italiana
La sfida è stata raccolta da un team di ricerca dell’Università di Torino, che ha attivato una campagna di crowdfunding per finanziare un progetto di studio che ambisce a rivoluzionare la produzione di carne in laboratorio.
Hanno già raccolto 10 mila euro, grazie a 235 donatori. Altri 10 mila euro saranno investiti dall'ateneo. I fondi saranno utilizzati per isolare le cellule staminali suine e acquistare i materiali necessari per trasformarle in cellule muscolari e produrre il primo prototipo di carne coltivata.
E TU COSA NE PENSI? COMPRERESTI MAI CARNE COLTIVATA?
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