Il problema della plastica non è solo isolato ai sacchetti, alle bottiglie e ad altri oggetti facilmente identificabili, ma ancor di più alle microplastiche, contenute nei saponi, nei prodotti di bellezza e persino nella maggior parte dei vestiti.
Nel 2022 IL FATTO QUOTIDIANO ha avviato, con la collaborazione di Greenpeace, una campagna intitolata CARRELLI DI PLASTICA.
Formula sicuramente incisiva.
Si denunciava la presenza di microplastiche (particelle inferiori ai 5 mm) e nanoplastiche negli alimenti.
”In pesci, sale, miele, latte e soft drink, dovunque sia stata cercata, la plastica è stata trovata, anche se in dimensioni, concentrazioni e con una frequenza assai diverse da un prodotto all’altro”.
I materiali plastici non biodegradabili, scomponendosi in queste piccole frazioni, sono i responsabili dell’inquinamento degli oceani, e rientrano nella catena alimentare, tramite l’acqua e il consumo di alimenti.
Mangiare e respirare plastica? Non proprio da gourmet, ma è un rischio che corriamo ogni giorno. Infatti, queste minuscole particelle di plastica ci inseguono ovunque, dalla tavola alla placenta, dal sangue alle feci.
PESCE
“Il 99% delle indagini a disposizione riferiscono di una certa presenza di microplastiche nell’apparato gastrointestinale del pesce, sostanzialmente nelle viscere che, se parliamo di un filetto, eliminiamo quando lo puliamo. Nella parte muscolare che mangiamo, invece, sono presenti le nanoplastiche, potenzialmente molto più pericolose, perché possono più facilmente essere trasferite, attraverso lo stomaco, nel sistema circolatorio e distribuirsi nei tessuti”
Stefania Gorbi, docente Università Politecnica delle Marche
La presenza di microplastiche e nanoplastiche nell'ambiente acquatico è un problema globale e il mare Mediterraneo risulta essere una delle zone più colpite. Secondo uno studio italiano, i tessuti muscolari di due specie ittiche molto diffuse, il pesce spada e il tonno rosso, sono stati trovati contenere microplastiche e contaminanti del bisfenolo A.
Questo composto chimico è attualmente sotto esame per i suoi potenziali effetti negativi sulla salute umana, in particolare per la sua capacità di interferire con il sistema endocrino. Secondo il suddetto studio, il numero di microplastiche trovate varia da 140 a 270 per chilogrammo nel pesce spada e da 160 a 270 per chilogrammo nel tonno. Il polimero di microplastica più trovato era il polipropilene.
Microplastiche sono state ritrovate nel SALE (marino e di lago), nell’ACQUA (di rubinetto e di bottiglia), nella birra, nei SOFT DRINK.
A questo proposito, nel 2018 la rivista IL SALVAGENTE ha testato 18 campioni di bevande vendute nei supermercati in bottiglie di plastica: nessuno dei prodotti sottoposti alle analisi si è salvato. In ogni campione sono state trovate tracce di microplastiche, in quantità variabili, ma quel che è certo è che NON DOVREBBERO ESSERCI.
Nell’ambiente marino finiscono particelle microscopiche di plastica a causa della dispersione di questo materiale nell’ambiente, ma anche i prodotti per l’igiene personale (dentifrici, creme, ecc) contribuiscono a inquinarne gli oceani. Una sola doccia può portare migliaia di microplastiche negli oceani.
“I governi dovrebbero intervenire e limitare il più possibile l’utilizzo delle plastiche a cominciare dagli imballaggi commerciali”
Giuseppe Ugherese, Greenpeace.
IL CORPO INGERISCE LE MICROPARTICELLE DI PLASTICA ATTRAVERSO CIBI E BEVANDE CONTAMINATE, ma non solo: CREME ESFOLIANTI, DETERGENTI PER IL VISO, TESSUTI (in percentuale crescente se si tratta di acrilici) rilasciano microparticelle nell’acqua.. che poi finiscono il loro viaggio negli oceani.
Almeno 116 specie diverse nel Mediterraneo hanno ingerito plastica.
Dati Ispra, 2019
Quali possono essere gli effetti collaterali sull’uomo?
“Decine di esperimenti eseguiti in laboratorio su vertebrati e invertebrati hanno dato risposte chiare: quando un organismo si nutre con microfibre di plastica contaminate, il contaminante passa dalla microplastica ai tessuti degli organismi”.
Questo comporta possibili malattie infiammatorie intestinali.
Le micro e nanoplastiche possono penetrare la barriera ematoencefalica e raggiungere il cervello in poche ore dopo l'ingestione, secondo uno studio recente condotto da un team di ricercatori leader dell'Università di Vienna in Austria e dell'Università di Debrecen in Ungheria. Gli scienziati hanno scoperto che queste particelle sono in grado di superare la barriera ematoencefalica, che protegge il cervello dalle sostanze tossiche, grazie alle proprietà chimiche delle molecole presenti sulla loro superficie.
L’autore dello studio, Lukas Kenner, dell'Università di medicina di Vienna ha affermato che le particelle di plastica potrebbero aumentare il rischio di infiammazione, disturbi neurologici o persino malattie neurodegenerative come l'Alzheimer o il Parkinson
Lo sapevi che anche semplici gesti come aprire una confezione con le forbici o con le mani, stappare una bottiglia, sciogliere un nodo dai nastri o anche stropicciare una bustina possono generare microplastiche che finiscono poi nel nostro cibo?*
*WWF
Nel prossimo articolo scopriremo quali consigli possiamo seguire per limitare l'ingestione e l'assorbimento delle microplastiche per il nostro organismo ... Perchè, per fortuna, un modo per proteggerci esiste!