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La direttiva Greenwashing 2024/825

Immagine del redattore: Francesca RocchettiFrancesca Rocchetti

COSA SI INTENDE PER GREENWASHING?


Si tratta di una strategia comunicativa che cerca di creare un'immagine illusoria di sostenibilità senza un effettivo impegno corrispondente. Cosa significa, in parole povere?

E’ un termine che indica la condotta (scorretta) da parte di alcune aziende che, grazie a spot, etichette e frasi fuorvianti, veicolano informazioni non veritiere sul rispetto dell’ambiente. Biodegradabile, ecosostenibile, zero carbon footprint, ecocompatibile, a ridotto impatto ambientale, eco friendly, cruelty free sono soltanto alcuni dei più diffusi green claim riportati nelle etichette di molti prodotti e dei loro imballi.



Se un claim reclamizza una bottiglia ottenuta per esempio “al 30% da plastica riciclata”, al consumatore non resta che fidarsi della buona fede del venditore, mancando un’autorità indipendente che verifichi tutto il percorso del prodotto e certifichi la veridicità della dicitura che finisce sullo scaffale


ALCUNI CLAMOROSI CASI DI GREENWASHING


Il DIESELGATE di Volkswagen (2015) è forse il caso più eclatante: come ricorderete, è stato dimostrato il netto contrasto tra le affermazioni ecocompatibili della casa produttrice e la realtà, cioè la manipolazione dei test sulle emissioni dei veicoli coinvolti.


Nel giugno 2021, la COCA-COLA è stata citata in giudizio dall’Earth Island Institute, un’organizzazione ambientalista senza scopo di lucro, con l’accusa di fare marketing ingannevole: l’azienda è stata accusata di ingannare i consumatori, commercializzandosi come sostenibile e rispettosa dell’ambiente, mentre sarebbe il principale produttore di rifiuti plastici del mondo, generandone 2,9 milioni di tonnellate all’anno e si sarebbe attivamente opposta alle “bottle bills”, cioè le leggi che imporrebbero una piccola tassa sull’acquisto delle bottiglie di plastica che verrebbe restituita al consumatore quando la bottiglia viene portata ad un impianto di riciclaggio.


Anche il colosso energetico italiano ENI è stato accusato, nel 2021, di greenwashing dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM): dopo aver esaminato alcuni claim diffusi tra il 2016 e il 2019 da Eni relativi a “ENIdiesel+”, presentato come diesel bio, green e rinnovabile, con la possibilità di abbattere le emissioni di CO2 fino al 40%, l’AGCM ha considerato quella pubblicità come ingannevole. Perchè era emerso, da uno studio condotto dalla Commissione europea, che gli additivi vegetali presenti nel prodotto non riducevano né l’impatto ambientale né i consumi.


Nel 2019, anche il colosso svedese del fast fashion H&M è stato messo sotto accusa per greenwashing. La Norwegian Consumer Authority ha esaminato la collezione di H&M Conscious che, sebbene identificata come green, non darebbe informazioni precise sulla reale sostenibilità dei prodotti, ma solo indicazioni troppo vaghe, (50% minimo di materiali riciclati, organici o in Tencel).


COSA STA PER CAMBIARE


Per proteggere i consumatori e l’ambiente dalle pratiche sleali e dall’informazione ingannevole, il 6 marzo 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Europea la nuova Direttiva UE 2024/825 sul Greenwashing, che introduce nuove norme per migliorare l’etichettatura e la durabilità dei prodotti e porre fine alle dichiarazioni ingannevoli.

E’ stata approvata dal Parlamento Ue il 17 gennaio 2024, con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni.


Il testo modifica le precedenti direttive (2005/29/CE e 2011/83/UE) e ora gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla a livello nazionale.


Questa novità coinvolgerà in modo trasversale tutte le aziende che producono e distribuiscono beni di consumo. Le regole di questa Direttiva riguardano non solo i prodotti chimici per la casa e l'igiene personale, ma anche i farmaci da banco, l'abbigliamento (compresi calzature e pelletteria) e i beni semidurevoli come giocattoli, articoli per la casa, arredamento, fai da te, ecc.


Dal 2026, le imprese saranno tenute a fornire prove concrete della validità delle affermazioni ambientali relative ai loro prodotti o servizi. Sarà vietato utilizzare indicazioni ambientali generiche come "rispettoso dell'ambiente", "naturale" e "biodegradabile", consentendo solo l'uso di marchi di sostenibilità basati su certificazioni ufficiali. Inoltre, si prevede una maggiore chiarezza e affidabilità nell'etichettatura dei prodotti, con informazioni sulla garanzia più visibili. Sarà proibito fornire informazioni ingannevoli, false o inesatte sulla durata (ad esempio, dichiarare che una lavatrice durerà per 5.000 cicli di lavaggio, se ciò non è esatto in condizioni normali), la necessità di sostituzione e le dichiarazioni false sulla possibilità di riparare il prodotto.

Le imprese colpevoli di greenwashing rischiano azioni legali, sanzioni e multe da parte delle autorità di regolamentazione, e dovranno affrontare le spese per adeguarsi alle normative ambientali.


Il 70% dei consumatori italiani si dicono sensibili all’ambiente nelle proprie scelte di acquisto


ALCUNE INDICAZIONI OPERATIVE


sono vietate le ASSERZIONI ambientali generiche, come “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “eco”, se non supportate da prove certe.


D'ora in poi, in relazione ai marchi di sostenibilità, saranno autorizzati solo quelli basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche


SARANNO OBBLIGATORIE Informazioni sulla garanzia più visibili e UN nuovo marchio di estensione della garanzia.


vengono messe al bando le dichiarazioni ambientali sull'intero prodotto, se sono vere solo per una parte di esso


NON SI POTRANNO presentare requisiti imposti per legge sul mercato dell’Unione per tutti i prodotti appartenenti a una data categoria come se fossero un tratto distintivo dell’OFFERTA DELL’OPERATORE ECONOMICO


SARA’ VIETATA la formulazione di una dichiarazione ambientale relativa a prestazioni ambientali future, se non include “impegni chiari, oggettivi, pubblicamente disponibili contenuti in un piano di implementazione dettagliato e realistico” che sia verificato regolarmente da un esperto indipendente, le cui verifiche siano rese disponibili per i consumatori


SARA’ VIETATO pubblicizzare benefici per i consumatori che siano irrilevanti e non risultino da alcuna caratteristica del prodotto o servizio (ad es.: acqua senza glutine, carta senza plastica)


Nel caso di raffronto fra prodotti relativo ad aspetti ambientali, sono considerate rilevanti le informazioni sul metodo di comparazione, sui prodotti raffrontati, sui fornitori dei prodotti, così come le misure predisposte per tenere aggiornate tali informazioni


NON SI POTRA’ Asserire falsamente che, in condizioni d’uso normali, il bene presenta una determinata durabilità in termini di tempo o intensità d’uso.

Inoltre, sarà vietato: “Presentare il bene come riparabile quando non lo è; Indurre il consumatore a sostituire o reintegrare materiali di consumo del bene prima di quanto sarebbe necessario per motivi tecnici; Non informare che la funzionalità di un bene sarà compromessa dall’utilizzo di materiali di consumo, pezzi di ricambio o accessori non forniti dal produttore originale, o asserire falsamente che tale compromissione si verificherà”


LE NUOVE DISPOSIZIONI SARANNO OPERATIVE DAL 27 SETTEMBRE 2026



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